Gli struffoli sono il tipico dolce di Natale della antica tradizione napoletana . L'esecuzione non è velocissima ma  relativamente semplice (basta un pò di pratica con la  frittura), e ne vale sicuramente la pena! Credere per provare.

 

 

 


LA LEGGENDA DELLO STRUFFOLO

Quando suonò il campanello, Pisolo si svegliò di soprassalto.

Chi mai si permetteva di infrangere la quiete della loro casetta nel bosco, in quei giorni di festa?

Eolo sbuffò: “Sarà un altro di quei dannati venditori di enciclopedie a rate. L’ultimo finì per comprarsi quella che avevamo in casa. A noi non serviva affatto”.

Quel bel tomo di Dotto, che leggeva in poltrona al lume di un fungo a forma di abat-jour, sollevò lo sguardo con compiacimento, per abbassarlo subito dopo con modestia.

Sulla porta era comparso un esserino piccolo, ma piccolo, e grassottello. La sua voce era una specie di pigolio.

“Aiutatemi, vi prego! A Natale tutti dovrebbero essere più buoni, e io, non per vantarmi,  buono lo sono davvero. Invece la gente proprio in questi giorni con me diventa cattivissima. Mi insegue, mi annusa, mi palpa. Per favore, tenetemi qui con voi. E’ solo per qualche giorno: dopo l’Epifania, nessuno mi guarderà più fino al prossimo Natale”.

“Dio mio, come sei DOLCE! “ strillò Gongolo, dopo avergli stretto la mano, e aver assaggiato il liquido ambrato che gli era rimasto sulle dita. “E’ che scappando sono caduto in un barattolo di miele. Speravo che questo avrebbe  scoraggiato i miei inseguitori, e invece no. Per fermarmi mi hanno tirato dietro di tutto: pezzi di zucca, di arancia e di cedro candito…..”

“Vedo, vedo - lo interruppe Brontolo, di malagrazia. - Ce li hai tutti appiccicati addosso, conficcati dentro tutto quel miele. Avresti bisogno di un buon bagno, per tutti i diavoli!”

“Vero, vero, vero” gridarono in coro, dal mare mieloso, i diavolilli colorati.

“Be’, che vogliamo fare ragazzi? Lo lasciamo entrare? Non vorrei avere dei guai con  Bianca”, disse  Gongolo.

“Ma no - intervenne Dotto. Fino a quel momento non aveva aperto bocca. - Vedrai che sarà contenta di averlo come ospite d’onore al pranzo di Natale, questa….pasta d’uomo”.

“Grazie, di cuore - fece l’esserino, abbassando il capo.  Nell’atto di inchinarsi sembrava ancora più rotondo. “Vi prometto che non vi darò troppo fastidio…..in fondo si tratta di pochi giorni”.

“…..Troppo pochi”,  mormorò Dotto, come soprapensiero.

“Cucciolo, fa’ riscaldare un po’ d’olio nella padella…..è quasi ora di cena.

E tu fatti avanti, una buona volta! Devi essere di strutto: entra, dunque. Questo Natale mangerai con noi: anzi, noi mangeremo con te. Sarai l’ottavo nano. Ti chiameremo….sì, ti chiameremo Struffolo”.

 

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